Umbria Misteriosa
Un itinerario mistico evocativo alla scoperta delle nebbie della storia
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NATIVI AMERICANI SULLE TOMBE DEI GERALDINI PRIMA DELLA SCOPERTA DELL’AMERICA
Vi portiamo ad Amelia, nella Chiesa di San Francesco, il santo che fa in qualche modo anche lui da sfondo alla “scoperta dell’America” ed il cui saio fu indossato da Colombo quando fu messo in catene e quando morì, si possono vedere le tombe della famiglia Geraldini.
Alcune incisioni che arricchiscono i feretri nel tempio della cittadina umbra sono rivelatrici ai fini di una prescoperta dell’America?
Una delle teste raffigurate sui mausolei è straordinariamente somigliante agli indios comparsi di recente, dopo un restauro, in un quadro del Pinturicchio. Sono i primi ad essere stati dipinti in Europa.
Va ricordato che i Geraldini erano due prestigiosi umanisti presenti alla corte di Ferdinando e Isabella in Spagna. Uno loghotheta (portatore di parola), l’altro ambasciatore di Giovanni Battista Cybo, Innocenzo VIII. Furono i due fratelli, Antonio e Alessandro a introdurre Colombo a corte. Il secondo per di più fu colui che convinse le regina a varare la spedizione del navigatore. Tutto rinvia ad una cerchia di illuminati, che faceva capo alla Chiesa di Roma e che perfezionarono, in un disegno a lungo preparato, la “rivelazione” del quarto continente. Secondo i presagi che Colombò raccolse da vari testi sacri nella sua opera misconosciuta dal titolo appunto “Il libro delle profezie”.
Le mummie vennero rinvenute nel 1806 a seguito dell’Editto Napoleonico di Saint Cloud “Décret Impérial sur les Sépultures” e da allora sono al centro dell’attenzione di moltissimi studiosi e appassionati di mummificazione. I corpi restano intatti dopo la morte grazie ad una mummificazione completamente naturale dovuta principalmente al terreno con cui vennero seppelliti che porta ad un’essiccazione totale delle parti molli. Oltre a conservare la pelle, alcune di esse presentano intatte le unghie, i denti, le orecchie, le labbra, gli organi genitali, la barba, i capelli ed in alcuni casi i vestiti.
Un museo affascinante e misterioso che fa di Ferentillo una delle mete più ricercate dai turisti che vengono ogni anno alla scoperta dell’Umbria e della Valnerina.
Spoleto
SAN PIETRO A SPOLETO UN ENIGMA DI PIETRA
LA BIBBIA DEI POVERI, UNA STRATEGIA DI COMUNICAZIONE MEDIEVALE
Un grande apparato iconografico tutt’altro che decorativo od ornamentale. In realtà, una sorta di arcaico web portal di pietra. Fisso e non interattivo; costruito, però, in un’area strategica e secondo un preciso programma didascalico, educativo
Metafore assolute del Bene e del Male, secondo il decalogo cristiano. Ed è – di fatto – più complicata l’interpretazione delle altre sei formelle, tre per lato sui fianchi dell’ingresso alla basilica, dove vari animali o uccelli interagiscono tra loro o con l’uomo. Tutti riconducibili ai bestiari ed alla letteratura favolistica medievale e da quella universale enciclopedia di storia naturale dell’antichità che fu il Physiologus ( Alessandria II d.C.). Un trattato che, dando origine ad una ricca serie di copie e trascrizioni, divulgò in tutto l’occidente cristiano le caratteristiche del mondo animale.
LA VOLPE ASTUTA
In questa simbologia la volpe si finge morta, mentre i due corvi si avvicinano per divorarla a colpi di becco. essa finta preda, ne farà il suo pasto. E’ chiaro che la volpe, simbolo del demonio che attira gli uccelli, quindi le anime, si finge esca della carne.
SAN PONZIANO
La storia e i misteri della cripta del Santo più amato in città
Secondo la tradizione, Ponziano sarebbe stato decapitato presso il ponte Sanguinario di Spoleto, lungo l’antica via Flaminia. Nel momento della decollazione la testa mozzata del santo avrebbe fatto tre lunghi balzi, fermandosi nel punto in cui una fonte d’ acqua purissima avrebbe preso a zampillare.
Bosco sacro di Monteluco
La Montagna Spoletina racchiude in sé millenni di storia religiosa. Reso inviolabile in epoca pagana dalla Lex Spoletina, il bosco di Monteluco diventa sede, a partire dal V secolo, di uno dei più vasti movimenti eremitici del tempo la cui nascita è da porre in relazione con la figura di sant’Isacco, giunto dalla Siria. Il suo esempio è seguito da numerosi monaci e presto la montagna diventa sede di uno sterminato monastero in cui si conduce vita isolata in celle o grotte scavate nella roccia.
A Monteluco fiorisce l’abbazia di San Giuliano, prima punto di riferimento della vasta colonia eremitica, poi trasformata in congregazione, e successivamente avviata ad un inesorabile processo di laicizzazione.
Anche san Francesco, secondo la tradizione dell’Ordine, fonda nel 1218 un primitivo cenacolo sul Monteluco, secondo in ordine di tempo a quello cittadino di Sant’Apollinare. E gli stessi francescani furono protagonisti degli ultimi sussulti di misticismo quando, sul finire del XVIII secolo, il beato Leopoldo da Gaiche tentò di scacciare le truppe francesi salite sul monte a piantare l’albero della libertà.